Le relazioni che creano sicurezza, in special modo nel corso dello sviluppo del bambino, hanno caratteristiche speciali che vale la pena conoscere. Ognuno di noi infatti, in relazione alle proprie esperienze di vita, tende ad adottare inconsapevolmente modalità comunicative che possono o meno essere funzionali al benessere e allo sviluppo di un clima di sicurezza. Mettere a fuoco e riflettere su tali modalità è importante per sviluppare la capacità di creare relazioni favorevoli allo sviluppo. Vediamo qualche aspetto.
Validazione della richiesta di appoggio e comprensione
Quando un bambino è spaventato e chiede aiuto è necessario riconoscere lo stato emotivo di paura e stress, cioè validare l’esperienza, in modo da ottenere una adeguata regolazione emotiva (calmare) per poter successivamente collegare l’esperienza emotiva ad una cornice razionale adeguata. Per quanto agli occhi dell’adulto gli incidenti che capitano ad un bambino possano a volte sembrare di poco conto, bisogna fare attenzione al fatto che dal punto di vista del bambino l’evento che sta vivendo sta attivando il sistema neurovegetativo, il suo organismo sta secernendo ormoni dello stress e la sua mente sta depositando nella memoria un senso di sé e del significato degli eventi, incluso una immagine di sé in relazione all’altro, in particolare il genitore. Per cui, quando un evento crea stress, paura, dolore ciò non va considerato banale bensì rappresenta un’ottima occasione per promuovere lo sviluppo della capacità di affrontare tale tipo di esperienza interna, poiché la forma con cui il genitore gestirà la situazione diventerà per il bambino uno strumento che potrà essere interiorizzato e riutilizzato in analoghe circostanze successive e nel corso della vita in generale, in forza del fatto che è ciò che accade in relazione agli altri che determina il significato dell’esperienza.
Pensiamo per esempio ad un bambino che si rivolge spaventato alla mamma, la mamma risponde con un tono critico e aggressivo, allontanando il figlio da sé: ‘Sembri un fifone! Non vedi che non succede niente?’. In questo caso il bambino depositerà una immagine interna di sua madre come rifiutante e vedrà se stesso come pauroso.
Validare l’esperienza, ovvero riconoscere e nominare ciò che l’altro sente, comporta diverse conseguenze salutari. Un primo effetto consiste nel non sentirsi strani, fuori luogo, sbagliati: l’altro sa quello che sento, la condivisione è possibile, non sono alieno. Un secondo effetto consiste nel poter connettere un evento ad uno stato interno e a cognizioni adeguate, rafforzando la capacità di autoregolazione. La sensazione di essere capito e validato genera una sensazione di sicurezza che apre le porte alla possibilità di calmarsi e riportare un certo stato di favorevole attivazione fisiologica.
Analogamente, nelle relazioni adulte, il sentirsi capiti ed accettati dipende fondamentalmente dalla percezione che l’altro sente ciò che sento, lo accetta ed adotta comportamenti conseguenti per darmi sostegno. Ogni consiglio, ogni indicazione, ogni appello è destinato ad andare a vuoto se prima non avviene questo contatto emotivo capace di fornire la certezza che l’altro sa di che cosa si tratta.